Sono italiano e vivo a Madrid. Me ne sono andato dall’Italia per diversi motivi, non certo perché odiassi gli italiani, anche se devo dire che a volte all’estero s’incontra gente del nostro paese che ci fa vergognare di appartenerci. Me ne sono andato dall’Italia per mille motivi ma non voglio annoiarvi, in questo post vi voglio parlare degli italiani che si possono incontrare in questa splendida città ma non di quelli che ci fanno vergognare, ma di quelli che ti fanno pensare che siamo un popolo davvero speciale.
Bene vi parlo di un’amica conosciuta a Madrid una notte d’agosto, ovviamente “de fiesta”, vi parlo di un gioco e vi parlo di Starbucks (che qui pronunciano “estarbucs”), la famosa catena di caffè che noi in Italia non abbiamo per una stupida strategia di marketing che non considera il nostro paese adatto a questo tipo di mercato, dato che ci ritiene eccessivamente pretenziosi (per quanto concerne il caffè) e quindi impreparati ad accettare una catena del genere. In realtà il Dio di Starbucks non capisce un cazzo, dato che a mio modesto parere a Milano e Roma, ma non solo, funzionerebbe e anche molto. Fatto sta che nel mondo occidentale siamo l’unico stato a non averlo. Ma comunque torniamo alla mia amica e al suo fantastico gioco.
Premetto che Elena, la mia amica è venuta a Madrid in vacanza, ma conosce benissimo la città perché ha parecchi amici del posto. L’ho conosciuta, infatti, in mezzo ad un gruppo di spagnoli ubriachi. Purtroppo, per una serie di motivi non ci siamo visti molto, solo un paio di feste insieme. Ma la parte del nostro incontro interessante e di cui voglio rendervi partecipi è il saluto finale nel giorno del suo ritorno in Italia dopo il capodanno qui. Attenzione ragazzi perché qui scatta la genialità di questa ragazza.
Dunque io dormivo beatamente, sognavo di essere ai tropici circondato da fighe, probabilmente ancora sbronzo dal giorno prima, lei, dato che il giorno stesso sarebbe partita, era in giro per la città a salutare i suoi amici. Eravamo rimasti che avrei lasciato il cellulare acceso e che mi avrebbe chiamato lei perché io non avevo credito. Così faccio. Così fa. Mi chiama, rispondo rincoglionito:
“Ciao”
“Ciao, vieni a fare colazione?”
“Sì, dove?”
Mentre cerco di connettere mi dice:
“Ti aspetto da Starbucks in Gran Vía”
E attacca.
Parte il gioco.
Mi sciacquo la notte dalla faccia e mi rimetto gli stessi vestiti del giorno prima (alla Terence Hill in trinità), scendo e vado allo Starbucks più vicino a casa mia, pensando che a rigor di logica lei fosse lì, dato che sapeva dove abitavo. Entro la cerco e non c’è. Non avevo credito per chiamarla e neanche contanti, sarei dovuto tornare a prendere il bancomat, prelevare e andare a ricaricare il telefono.
Siccome non avevo voglia di fare tutte queste cose decisamente troppo difficili per uno nelle mie condizioni, compro un caffè americano tall (che sarebbe il più piccolo) mi reco allo Starbucks dall’altra parte della strada, entro, la cerco ma niente.
Gran Vía è piena di Starbucks.
Potrei provare nel prossimo, ma decido di tornare a casa prelevare, ricaricare e chiamarla.
“Ma dove sei???”
Era quello che avrei voluto dirle io, ma mi anticipa. Quando le spiego che la stavo cercando mi dice
“Ma sono da Starbucks, in Gran Via”
e mette giù, ANCORA! Mette giù per non farmi spendere soldi, dato che le avevo detto che non avevo credito e che stavo chiamando un numero italiano (almeno questa la motivazione ufficiale, in realtà è una regola del gioco quella di confondere il partecipante).
La richiamo, sorrido come Jack Nicholson in Shining e le dico,
“Ehm, mi diresti per cortesia in quale Starbucks?”.
Me lo spiega, la raggiungo. La vedo seduta su una panchina subito fuori dal benedetto Starbucks con un vestito bianco a fiori.
Io l’ho vista come un gioco, il gioco dello Starbucks, può essere applicato a qualsiasi catena o punto ricorrente della città, di qualsiasi città. Telefonate a un amico, possibilmente mentre dorme e ditegli una cosa tipo:
“Ti aspetto alla cabina del telefono in centro! Corri che non ho batteria!”
e spegnete il telefono. Certo, se avete un’Elena dall’altra parte del telefono e se siete a Madrid ha tutt’altro sapore!
A mio modesto modo di vedere le cose, uno Starbucks Coffee funzionerebbe bene in Italia purchè inserito in contesti metropolitani ed in numero esiguo … potrebbe fare la differenza! Purtroppo però non siamo unici solo nel non considerare appetibile questa fetta di mercato (tra l’altro sbagliando clamorosamente visto l’enorme successo di catene tipo McDonald’s a discapito di fallimenti ‘made in Italy’ come Pastarito Pizzarito etc etc), ma deteniamo diversi record negativi in Europa anche in termini di informazione e giustizia (sarà questo uno dei ‘mille motivi’ che ci costringono all’espatrio?!). Ho inoltre il ‘vago presentimento’ che la maggior parte di Italiani che ci fanno vergognare di esserlo risieda proprio in Italia e occupi ‘meritatamente’ posizioni importanti. Comunque, per tornare al gioco, diciamo che a Milano e dintorni potrebbe funzionare bene sfruttando i manifesti elettorali del nostro benamato Silvio .. una cosa del tipo ‘Ciao, troviamoci al manifesto grande di Berlusconi in Corso Buenos Aires’ .. anche se forse dopo qualche ora mi romperei le palle e me ne tornerei a casa con le pive nel sacco. Anche se Elena, devo dire, giocherebbe un ruolo fondamentale, direi lo scopo del gioco, la posta in palio .. in modo particolare bisognerebbe approfondire il discorso sulla trasparenza del suo vestito a fiori, sulla lunghezza delle sue gambe, sulla sua taglia di reggiseno e sicuramente in primis sulla sensualità della sua voce al telefono (sbav). Per semplificare il gioco e renderlo accessibile e non impossibile anche ad un pubblico italiano (viste le estreme difficoltà nel non vomitare di fronte agli innumerevoli manifesti di Silvio) stavo seriamente considerando l’idea di aprire uno Starbucks anche in Italia … magari partendo da Via Cavallotti, 56 a Monza che resta sempre una via di passaggio ;)!Hasta ‘luego’ … siempre!
GRAZIE SILVIO!
CHE COINCIDENZA! Anch’io avevo pensato all’History Pub. Un’idea geniale in compagnia di un amico.
ogni tanto ho questi sprizzi di genialità, che rimane spesso sopita sotto la mia folta chioma.
E’ stato divertente, la prossima volta ci vediamo da un chino.
Appena arrivo ti chiamo… abbi l’accortezza di non rispondere.
ahahahhaha
o di un’amica…